La figura del dirigente sportivo: ruolo e supporto dello staff tecnico!

08-02-2014 16:21 -

Il ruolo del Dirigente sportivo è in costante evoluzione, soprattutto nel periodo attuale in cui anche gli amministratori di piccole società sportive sono costretti a confrontarsi con problematiche sempre più
complesse, determinate da cambiamenti legislativi, economici e culturali che hanno toccato un
settore quello dello sport per molto tempo considerato come un entità a se stante.

Le Società Sportive, con la loro storia e con la propria filosofia tradizionale, e le tante società sportive di più
giovane fondazione, sono spesso caratterizzate per l´aspetto gestionale, dalla figura del dirigente volontario
e tuttofare, persona di buona volontà ma suo malgrado spesso non pienamente preparata a fronteggiare le dinamiche organizzative di una realtà sempre più complessa.

Quella del dirigente sportivo è una figura in evoluzione, che va compresa tenendo conto, innanzitutto, della complessità di ruoli sono chiamati a svolgere, in funzione delle diverse competenze che variano in base ai diversi contesti operativi.
Sono svariati i fenomeni sociali che hanno fortemente mutato la natura di questo ruolo, dalla diversificazione della pratica e dei praticanti, al loro numero, alla nascita di nuove discipline sportive ad alta diffusione e popolarità; dalla crescente specializzazione dei dirigenti sportivi in ruoli specifici alla richiesta sempre più alta di qualità dei sevizi; non ultimi, il processo di spettacolarizzazione dello sport, con meccanismi di selezione del talento assai anticipati rispetto al passato, e, il sempre più massiccio coinvolgimento della componente genitoriale nell´ attività sportiva dei figli.

Il clima motivazionale in cui il dirigente sportivo opera assume quindi grande importanza perché in base agli atteggiamenti, ai comportamenti, agli stimoli che propone, alle aspettative che manifesta ed ai riconoscimenti che riesce a dare, genera il "clima motivazionale percepito", cioè la visione che ogni soggetto coglie di una certa struttura o di un ambiente. Questa percezione è fortemente influenzata dalla coerenza con cui si valuta l´attività, dal tipo di rinforzi usati, e soprattutto dall´importanza che viene attribuita alle relazioni interpersonali. (Amens, 1991.1992)

Per una società il lavoro in staff è la componente fondamentale per sviluppare una sana collaborazione e valorizzare le risorse di cui dispone. Per questo motivo è decisivo chiarire tre aspetti: obiettivi, motivazioni e ruoli.

In prima analisi, anche se nelle situazioni concrete si possono verificare singoli momenti di affinità ed in alcune occasioni ci possono essere delle convergenze, non vi devono essere dubbi nell´obiettiva distinzione tra il ruolo del dirigente ed il ruolo del tecnico.
Dal punto di vista dell´allenatore, il dirigente dovrebbe garantire presenza, disponibilità, gestire logistica ed organizzazione, condividere la filosofia dell´allenatore e aiutarlo sotto il profilo educativo, mediare con società e genitori, e non da ultimo essere una spalla per il coach.
Dal punto di vista del dirigente, l´allenatore deve rispettare ruolo, attività e competenze, deve informare sulle decisioni prese nella gestione del gruppo ed i modi per realizzarle.
Il dirigente deve risolvere le proprie problematiche con il tecnico al di fuori e senza coinvolgere il gruppo di atleti e genitori.
Se queste sono le premesse, la collaborazione è possibile?
Certamente sì, ma è necessario conoscere e rispettare, esigenze, motivazioni e ruoli. E´ necessario ricercare affinità di pensiero e di comportamento (non caratteriali), condividere i principi educativi da trasmettere , condividere obiettivi, modalità e tempistiche, comunicare con chiarezza compiti e feedback sul lavoro svolto per far crescere la collaborazione, riconoscere i propri errori, avere reciproca fiducia ed essere propositivi. Ecco perché precedentemente abbiamo sottolineato il perché sia importantissimo il ruolo rivestito dalle relazioni interpersonali. E per gli stessi motivi il buon andamento di una società ben strutturata dipende dall´equilibrio che si crea fra questi due ruoli, dove ciascuno fa la sua parte senza invadere ed interferire in quella dell´altro. Il dirigente deve rappresentare, agli occhi dei tecnici con cui lavora, l´interlocutore a cui fa re arrivare le istanze della squadra e da cui riavere suggerimenti e direttive se necessario, percui dovrà trasmettere e far assimilare ai tecnici dei chiari criteri generali che rispondono alle strategie definite dalla società. Dall´insieme di quanto detto e da una serie di regole che si possono stabilire, il dirigente dovrebbe riuscire a far emergere esplicitamente l´identità e le qualità del tecnico.

La risorsa genitori è un altro elemento con cui il dirigente deve saper comunicare. Deve sicuramente saper ascoltare, cogliere con sensibilità umana esigenze o problemi particolari, ma allo stesso tempo deve rappresentare efficacemente la serietà, la correttezza e le decisioni che la società sportiva ha adottato, per perseguire obiettivi di interesse generale. E´ necessario individuare la tipologia di figura paterna o materna con cui ci si trova a relazionare: è un educatore preparato e disinteressato o giudice delle competenze altrui? Intromissioni e suggerimenti tecnici o suggerimenti educativi? Allenatore - genitore o genitore - allenatore? Il genitore è una risorsa se: lascia lavorare i tecnici, stimola la sua autonomia, esercita una critica il più possibile obiettiva, riconosce limiti, bisogni ed intenzione dei figli, è capace ad osservarli ed ascoltarli, verifica che si prenda le proprie responsabilità, è presente con un atteggiamento di stima, sostegno e supporto.
Il genitore è un problema se: crea tensione, valuta il ragazzo solo per i risultati, è focalizzato solo sul risultato finale, vede solo i pregi o solo i difetti, compromette il lavoro del tecnico, non riesce ad essere obiettivo, ha troppo aspettative, crede di sapere, durante o fine gara si lascia andare a comportamenti stupidi, dimentica che l´obiettivo è il divertimento e non la vittoria.

Il ruolo del dirigente in tutto questo è di primaria importanza perché può e deve far conoscere e magari condividere le competenze acquisite con la continua formazione;
deve far capire la differenza tra uno sport giovanile che cerca la vittoria ed uno agonistico dove la prestazione è occasione di crescita;
deve far acquisire gli obiettivi dello sport giovanile come le abilità fisiche, psicologiche e sociali;
deve porre enfasi sul "dare il massimo", non solo e mai prima, del vincere, e sul divertimento come "molla" motivazionale;
deve far arrivare ad apprezzare l´importanza della pratica sportiva attraverso la comprensione dei suoi fondamenti,
deve far condividere la responsabilità di far parte di un progetto che ha un obiettivo;
deve far apprezzare i vantaggi che ne scaturiscono all´interno del gruppo/squadra anche se non si gioca sempre.
Suo figlio gioca a calcio, come si comporta?
"Christian al suo primo allenamento era circondato dalle telecamere. Gli ho chiesto se gli faceva piacere che io andassi a vederlo: lui ha detto "sì", ma io ho sempre preferito mettermi in disparte, come faceva mio padre con me".
Paolo Maldini 2010

Fonti: Conferenza FIP Trento 5.06.2009; Bortoli, Target: giornale di psicologia dello sport 2005 "Sostenere la motivazione dello sport giovanile"; Bortoli Robazza, "Le motivazioni allo sport dei giovani: Una ricerca nella regione Veneto 2000; Dosil J. A guide for sport specific performance anhancement, 2005.


Fonte: ww.fip.it - www.google.it